Malara parla ma non conosce il Psc di Rende

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La rigenerazione urbana degli anni ’90, con Mancini sindaco a Cosenza, attraverso il metodo storico, riproponeva itinerari identitari di storia e cultura, arte e cultura, natura e cultura e l’incomparabilità del percorso di Cosenza consisteva proprio nella valorizzazione dei suoi itinerari identitari.

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Giacomo Mancini durante la sua sindacatura

Mancini, il viale omonimo e il centro storico

Con Mancini sindaco a Cosenza era nata infatti l’idea di un progetto di storia e cultura come sistema dell’area urbana che aveva come obiettivo una riqualificazione non solo fisica ma anche funzionale più idonea alla identità territoriale del centro storico: un progetto culturale ampio che si intrecciava nella città vecchia con un progetto di storia e cultura lungo l’itinerario identitario, che si identificava con il corso Telesio in continuità con il viale Mancini dove venivano collocate le più importanti scuole cittadine; nella città moderna il progetto culturale s’intrecciava col progetto di arte e cultura lungo il corso cittadino e nel territorio col progetto di natura e cultura dei parchi.

Malara e Vittorini: le periferie al centro delle città

Ritornando indietro di ancora venti anni nella storia urbanistica locale, la cittadinanza onoraria a Rende data recentemente all’architetto Empio Malara dall’amministrazione è un giusto riconoscimento per avere svolto insieme a Marcello Vittorini certamente un ruolo determinante contribuendo a scrivere un capitolo importante della storia delle due città, Cosenza e Rende, con una pianificazione omogenea e una visione di insieme.
In quell’epoca, eravamo agli inizi degli anni 70, si sognavano territori più giusti e con gli assi attrezzati si immaginava di portare sviluppo nei territori emarginati dalla povertà e dal disagio sociale e se Vittorini a Cosenza con l’asse attrezzato immaginava di superare il degrado economico e sociale unendo i due quartieri emarginati di via Popilia e del centro storico, a Rende l’architetto Empio Malara, con sindaco Francesco Principe, progettava il quartiere Europa che oggi è una piacevole centralità urbana innovativa di edilizia economica e popolare con elevate qualità ambientali. Avevano l’obiettivo comune di portare al centro le periferie e lo facevano con ricette diverse per la costruzione di un mondo migliore nei differenti periodi storici quando hanno governato.

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L’architetto Empio Malara

La cultura scomparsa dalla pianificazione delle città

Ogni città ha una storia unica e irripetibile e questo vale anche per Cosenza e Rende e l’esperienza diretta ci insegna la molteplicità delle storie, l’incomparabilità dei percorsi ma è a partire dalle diversità che si possono cogliere similitudini e magari comprendere meglio i territori futuri.
Oggi per avere città più giuste e felici avvertiamo la necessità che occorrerebbe con urgenza adottare una metodologia complessa che deve indagare gli insediamenti esistenti e riconoscere le possibilità di sviluppo dei territori con uno sguardo retrospettivo che ci aiuti a riconoscere i territori per progettare il futuro affinché la cultura torni ad essere antidoto alla crisi, cibo per la mente e non solo e la conoscenza volano di risorse economiche e di integrazione.
Purtroppo è avvenuto che la cultura non è più antidoto alla crisi, le città si sono impoverite, i giovani soffrono la mancanza di lavoro e aumenta il disagio sociale e la città moderna si è allontanata dalla natura e dalla storia.

La storia dell’urbanistica contemporanea forse ci dice che è scomparsa la cultura della pianificazione intesa come quel complesso di conoscenze, competenze credenze proprie di una classe o di una categoria sociale di un ambiente legato al bene comune di un territorio anche perché purtroppo la storia dell’urbanistica locale è stata la non pianificazione: si è progettato per singoli interventi senza nessuna visione d’insieme nella quale la nuova opera andava a collocarsi. Oggi occorre ricucire l’area urbana ricominciando dall’identità storica di Cosenza e Rende, ritrovando l’armonia che i territori avevano con la natura e la storia.

Il centro storico di Cosenza

Malara non conosce il Psc di Rende

Empio Malara dice: «Sarebbe fantastico avere l’Università in continuità diretta con la città e la parte storica facilmente accessibile». Ed esprime alcune idee visionarie per migliorare l’accessibilità soffermandosi sulla via degli Orefici, l’attuale corso Telesio. L’architetto Empio Malara non conosce i contenuti del Psc di Rende ma abbiamo ascoltato con attenzione i suoi suggerimenti che accettiamo volentieri in quanto in linea con gli indirizzi dell’amministrazione.

Infatti nel Psc che stiamo proponendo a Rende innanzi tutto il viale Francesco e Carolina Principe non si ferma a piazza Rossini come previsto nella variante generale al Prg di Gianfranco Malara e Federico Parise ma arriva all’Unical ricucendo l’area urbana e unendo il centro storico di Cosenza con l’Unical completando così l’itinerario di cultura e storia della prima rigenerazione di Giacomo Mancini a Cosenza.

Con il sistema delle infrastrutture abbiamo previsto il collegamento dei luoghi centrali dei quartieri identitari di Roges, Commenda, Quattromiglia sulla base di percorsi privi di incompatibili interferenze determinate dal traffico veicolare privato; la pedonalizzazione e la riqualificazione funzionale faranno incontrare la gente e l’attività di relazione e di incontro prenderà il sopravvento su ogni altra come avviene a Cosenza nel corso principale; dai luoghi centrali dei quartieri di Rende la mobilità pubblica si ricollega al viale Giacomo Macini: si ricuce così il tracciato della continuità storica identitaria del legame tra storia e cultura dell’ Unical e del centro storico di Cosenza.

Non solo parchi fluviali

Con il sistema dei parchi fluviali e dei cinque parchi naturali previsti, con il sistema della tutela ambientale e la riduzione del rischio idrogeologico, con il consumo di suolo 0, il Psc ripristina il reticolo idrografico nella sua interezza nel rispetto dei vincoli tutori e inibitori e del Piano generale rischio alluvioni, sottrae all’utilizzazione edilizia, rispetto alle previsioni della variante gnerale al Prg, aree con estensione complessiva di circa 295 ettari (2.959.143 mq) e rispettivi volumi perché aree classificate nella classe 4 di fattibilità di massimo rischio, prevede cinque parchi naturali e infine ma non in ordine di importanza prevede la rigenerazione e la bonifica dei siti degradati.

Rende è senza dubbio, insieme a Cosenza, la città che può indirizzare il processo di creazione di un sistema policentrico in grado di definire un sistema di attrezzature e servizi di supporto all’ampio bacino provinciale, adeguato alla presenza importante del più avanzato centro di ricerca e studi dell’Università della Calabria.

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L’Università della Calabria

Norme e standard

Il sistema dei servizi, delle infrastrutture, degli impianti e del verde viene suddiviso nel Psc in servizi e attrezzature pubbliche di livello generale e locale in conformità al D.M. 2 aprile 1968 n.1444 distinti dalle aree per attrezzature pubbliche o private di uso pubblico. In conformità all’art. 20 della Lur, nel Psc viene assicurata la rigorosa applicazione del Dm 02/04/1968 n. 1444 con la previsione degli standard da rispettare inderogabilmente e senza alcuna possibilità di modifica. Sono individuati gli Ambiti territoriali unitari che costituiscono le stanze urbane della città di Rende e in ognuna viene garantita la dotazione minima di servizi e attrezzature pubbliche in conformità al D.M. 02/04/1968 n. 1444.

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L’architetto Daniela Francini

In ogni ambito è garantita una dotazione di standard superiore di molto rispetto ai precedenti piani. La dotazione di aree per standard urbanistici del Psc raggiunge i 58,00 mq/ab più del doppio dei minimi fissati dal QTRP e supera di molto i minimi fissati dalle norme nazionali; a questi vanno aggiunte le aree destinate a servizi di livello territoriale che comprendono la vasta area del campus Unical e le aree da rigenerare a parchi naturali e/o oasi urbane e cinque nuovi parchi naturali. Pertanto la dotazione di standard urbanistici previsti risulta di gran lunga superiore alla dotazione minima richiesta per legge e confermano il ruolo di Rende città parco centro culturale dell’area urbana.

Fare fronte alla sfida della competizione globale salvaguardando equilibri e risorse locali, valutando compatibilità e effetti di interdipendenza tra progetti di infrastrutture, sistemi insediativi, patrimonio paesistico, corridoi ambientali, assetti sociali e occupazionali per lo sviluppo storico di un gruppo sociale suppone un processo storico all’interno di un contesto culturale e ben venga il protagonismo degli attori sociali locali a partire dalla loro propria cultura.

Daniela Francini

Architetto

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