I segnali del dopo voto calabrese, non sono rassicuranti, con una campagna elettorale, da poco chiusa, durante la quale si sono manifestate poche nuove esperienze, scarsissime azioni elettorali innovative, al contrario abbiamo visto i soliti volti, soliti slogan, soliti simboli.
Qualche guizzo, ma nessuna avventura collettiva
Pochissimi quindi i segni di una di rinnovata passione politica, così che il dopo voto consegna allo scenario calabrese lo schema consolidato destra-sinistra con i due blocchi storici che alternano alla guida del territorio volti già noti.
Qualche guizzo, ma nessuna nuova avventura collettiva da vivere come cambio di rotta, nella Calabria da cui fuggiamo e alla quale ritorniamo, che ogni volta ci abbraccia con affetto, oppure ci soffoca con forza, in cui, insieme, cerchiamo di intravedere un futuro-presente che spalanchi la via di un sogno, non già di altri incubi.
Serve fantasia per immaginarsi presidente dei calabresi
Seguendo con attenzione i segni delle prime elezioni post Covid, ciò che da subito ho pensato è che essere eletti presidente della giunta regionale della Calabria, o sindaco di Cosenza, con percentuali di votanti così scarse, deve essere sconsolante e deve porre molte domande. Insomma, ci vorrà un bel po’ di fantasia per immaginarsi presidente di tutti i calabresi -o il sindaco di tutti i cosentini-. Così come lo è assumere queste cariche dopo quasi due anni di pandemia, alle porte di una stagione di risorse che dovrebbero (ripeto dovrebbero!) cambiare gli equilibri tra Sud e Nord.
Una Calabria peggiore dopo la pandemia
Il Covid ha prodotto, nei fatti, una severa discontinuità, ancora poco visibile, ma che già lascia intravedere, in modo più che palese anche nell’aumento dell’astensionismo, un dover ripartire con una più incisiva azione politica dal basso, il ridare fiducia ai tanti delusi, azzerando schemi consolidati e rimettendo ancora di più in discussione i partiti e le loro decotte organizzazioni, approcciando la quotidianità delle azioni di “ricostruzione” del dopo Covid, attraverso un nuovo equilibrio di relazioni tra potere e cittadini.
Non mi pare quindi che la vittoria consegni, oltre il giusto entusiasmo dei vincitori, la solita Calabria di due anni fa, ma una terra addirittura peggiore, incattivita, deteriorata ad ogni livello perché la debolezza strutturale cronica è stata vieppiù minata dalla pandemia.
Ristabilire il rapporto di fiducia con i cittadini
Una terra, in triste sintonia con tutto il Sud, che ha perso ormai milioni di giovani in fuga, e prosegue una desertificazione demografica di centri e città che pone seri dubbi sulle politiche nazionali e regionali, tutte -nessuna esclusa- fallimentari. Perciò mi chiedo se sia stato colto che, oltre i normali compiti istituzionali, e, tra le varie promesse, come quella più grande di rimettere in piedi la sanità, sarà invece importante, prima di ogni cosa, sforzarsi di ricostruire il frantumato rapporto di fiducia con i cittadini, mettendo in atto tentativi poderosi di ricostruire una coesione sociale, che soprattutto in Calabria, al Sud, è il male più grande per un riequilibrio demografico ed economico-sociale.
A lezione di educazione civica
Non basterà quindi ben governare, ammesso ve ne siano le capacità, ma sarà determinante rimettere in sesto le basi democratiche e strategiche della regione. Tutto questo anche con un nuovo percorso di “educazione civica”, assente del tutto, stante la necessità di ricucire i conflitti sociali generati della mancanza di lavoro e risorse. Altresì per prepararsi alle prossime imponenti sfide della riduzione dell’inquinamento, alla risoluzione del cronico degrado ambientale causa dei rifiuti urbani, del traffico e dell’inquinamento. È un regione dove ovunque, città o piccolo centro, per andare a prendere un caffè e percorrere pochi metri, si usa l’automobile e in cui il trasporto pubblico è fatto di meteore e pianeti disconnessi per territori satelliti, fuori da ogni logica di rete.
Preparare con serietà un contributo calabrese alla transizione ecologica, e avviare azioni di rinnovamento profondo dei territori, non sarà pertanto cosa facile e spero di ciò ci si renda conto.
L’utopia dell’ascolto contro i burocrati
Scendere dal piedistallo, dunque, uscire dagli stantii uffici dei burocrati regionali e locali, per stare tra la gente di Calabria, sentire i bisogni veri della regione, dei comuni, condividere le nuove scelte con i cittadini, farli partecipare tutti all’azione di governo e crescere su un progetto comune di sviluppo sostenibile. E poi il pianificar facendo, ovvero tracciando una necessaria visione dei territori al futuro, non più fintamente moderna, ma contemporanea, con tutte le sue potenzialità latenti: costruendo il nuovo e guardando al futuro con significative, diffuse, azioni mirate al cuore dei problemi principali, con tempi certi.
Preparare gli amministratori
Occorre infine preparare i sindaci, tra tutti, poi i cittadini e le imprese, alla stagione di attrazione di nuovi finanziamenti del Pnrr e dei Fondi nazionali e comunitari, senza seguire nell’improvvisare, bensì con un percorso che dia spazio ad un’adeguata, necessaria progettazione di alto profilo, non solo di impronta tecnica, ma di originalità, qualità, inventiva, capace di rispondere alla soluzione delle vere esigenze delle comunità locali così come nel disegnare una nuova Calabria.
Basta logiche da ex Cassa del Mezzogiorno
Solo in tal modo potremmo risparmiare la solita pioggia di denaro stile ex “Cassa del Mezzogiorno” e regalie per consolidare potentati, al contrario mirare ad una adeguata elaborazione per il territorio, l’insieme dei centri e delle città, per riprendere un più grande e annoso tema calabrese, quello del decoro urbano, capace di opporsi al degrado inarrestabile che ha assunto dimensioni imbarazzanti per chi, con occhi attenti, attraversa la regione in lungo e largo.
Stop ai vecchi progetti nei cassetti
Bisogna dismettere il solito metodo di recuperare dai cassetti progetti già fatti e mai stati buoni per nessuna delle stagioni, ma adeguando le proposte ai traguardi comunitari: l’abbattimento degli inquinanti nel 2050, non con qualche incentivo per auto elettriche, né con i pochi bonus energetici per edifici che ben altro richiedono in Calabria, gli adeguamenti sismici, di decoro, sanitari, ambientali, non potendo seguire vivendo ad alta intensità energetica, cambiando le nostre pessime abitudini di consumatori. E ancora avviare una lunga stagione di riciclo dei rifiuti, tornare al cibo di prossimità, ripensare il bello al posto del brutto (a partire dalle case che sempre più saranno il “guscio” accogliente), definire un’intelligente mobilità che si faccia carico di definire una rete sostenibile di collegamenti, e al contempo abbattere la vasta impronta ecologica dei calabresi, tra rifiuti e traffico veicolare, elevatissima e per nulla percepita come problema.
Sarebbe bello, nei prossimi mesi, essere stupiti, smentiti, sorprendersi per una stagione di qualità, un manifesto di diffusa bellezza, una ripresa di cultura dei luoghi e nei luoghi. O ancora sorprendersi per una riaffermazione del sapere sull’arroganza e ignoranza, una diffusione capillare nella regione della ricerca e dell’innovazione con vere reti internazionali. E poi dimenticare vuoti slogan, promesse, illusioni attraverso concrete azioni di una politica visionaria e al contempo vicina alla soluzione dei problemi, che ridia fiducia ad un popolo stanco e senza speranze.
G. Pino Scaglione
professore di Progettazione Urbana (Università di Trento)