Per un Papa – il primo -, che ha scelto di chiamarsi Francesco, quella di essere sepolto con le scarpe ortopediche, sformate e consunte che era solito usare quotidianamente, è una volontà che non dovrebbe stupire più di tanto, considerata l’irritualità del suo papato e la coerenza di azione con il messaggio annunciato da quel nome, sinonimo di avversione al potere temporale e alle sue espressioni ad alto tasso scenografico, tipo funerale del Papa.
Ma l’abbattimento dei simboli fa sempre notizia, e questo, in particolare, è il dettaglio finale del ‘santino’ che stiamo confezionando, persino con il contributo di circostanza di quanti lo ritenevano un abusivo sul soglio di Pietro, fatta eccezione per quel capo della giustizia minorile, Antonio Pappalardo, prontamente rimosso per improvvidità delle esternazioni.
Eppure, anche per noi che ci diciamo agnostici per aver coltivato nel tempo la distanza, quelle scarpe non sono indifferenti, possibile metafora dell’uomo nietzschiano che, come Bergoglio, sulla terra non può sentirsi altro che un viandante. Quei calzari, irrinunciabili come l’andare, sono diventati il cammino, e pertanto, simbolo alternativo che si fa eredità.
Altri, con altre profondità, sapranno spiegare; a me piace pensare all’ennesimo guizzo d’ironia di Papa Francesco, di colui che lancia un ultimo messaggio perché quell’eredità non vada dispersa. Un Bergoglio che a dirla con l’antica espressione attestata da Gian Luigi Beccaria nel suo “Italiano antico e nuovo”, non intende farsi “fare le scarpe”. E che intanto se la ride per quelle boccucce porpora sussurranti d’imbarazzo: ossignùr, pure le scarpe vecchie!
Nietzsche e le scarpe di Bergoglio
Le scarpe di Bergoglio sono quelle di un viandante a là Nietzsche. Calzari e cammino di un Papa che ha abbattuto molti simboli

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