Gioia Tauro, come distruggere competitività e investimenti a colpi di retorica

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Nel decreto Sostegni ter il Governo ha disposto, tra l’altro, la soppressione della riduzione (al 30%) dell’accisa sui prodotti energetici utilizzati “nei trasporti ferroviari di passeggeri e merci”. Come spesso accade, la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra. Mentre ci si continua a sciacquare la bocca di intermodalità e misure per favorire il riequilibrio modale, in nome della transizione ecologica, puntualmente, per calmierare gli effetti degli incrementi dei costi energetici sulle bollette, si spezzano le gambe al trasporto ferroviario nel suo segmento più delicato e vulnerabile, vale a dire le manovre nei porti, negli interporti e nei raccordi industriali.

Sembra quasi una congiura giocata nel silenzio. Le manovra costituiscono uno degli elementi più delicati tra le operazioni ferroviarie, perché sono costose ed avvengono proprio nei luoghi che possono alimentare maggiormente i traffici. A cosa serve che nel PNRR siano previsti investimenti per migliorare la qualità dei raccordi ferroviari nei porti se poi si determina un appesantimento dei costi industriali che spiazza la competitività della soluzione ferroviaria?

Gioia Tauro e la retorica della politica

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Accade troppo spesso, e sempre più spesso, nel nostro Paese che la distanza tra retorica della politica ed interventi di politica economica si allarghi a dismisura, fino a diventare insostenibile. Pensiamo al porto di Gioia Tauro, che per decenni ha inseguito la propria competitività anche sulla capacità di giocare la carta intermodale.
Ora che finalmente, dopo ritardi davvero inenarrabili, si comincia a disporre di una architettura infrastrutturale sostanzialmente adeguata, questa misura allontana la possibilità di mettere in campo una soluzione di connessioni ferroviarie capace di allargare la catchment area del mercato potenzialmente servito.

Viene davvero da chiedersi se sia mai possibile continuare con un meccanismo di interventi pubblici così scoordinati e pasticcioni. Per ottenere incassi davvero ridicoli da questa manovra, si buttano all’aria investimenti da decine e decine di milioni di euro.
Al prossimo convegno, il politico di turno si alzerà a parlare e declamerà l’auspicio di un futuro intermodale per il porto di Gioia Tauro. Sarebbe finalmente il caso di cercare di imitare il quasi inimitabile Antonio De Curtis, in arte Totò, intonando senza tema di smentita una sonora pernacchia.

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