L’ipotesi di dare vita a un’altra Cosenza, una Cosenza diversa che comprendesse un’area vasta, una realtà urbana che tenesse in conto realtà urbanistiche contigue non solo da un punto di vista urbanistico-funzionale ma anche culturale e per alcuni versi antropologico oltre che sociologico non è materia originalissima.
La riprendono su queste colonne nei giorni scorsi e con accenti e contenuti intrecciati fra loro Giacomantonio, Paletta, Spirito e il direttore Pellegrini, prendendo spunto, presumo, da taluni segnali, o forse è il caso di definirli vagiti, che sono trapelati dalle agenzie.
Cosenza e lo sviluppo verso Rende: ostacoli o interessi da tutelare?
La contiguità topografica dei territori cis e ultra il Campagnano è evidenza inconfutabile sottolineata da fenomeni di conurbazione moltiplicatisi negli anni che rendono non distinguibili i contorni separati delle due città che si sono sviluppate lungo l’asse sud-nord in sinistra Crati. Un asse che tipizza lo sviluppo longitudinale sacrificando le aree meridionali in virtù di presunte insormontabili osticità di tipo morfologico e ortografico mentre, più in aderenza alla realtà, sarebbe il caso di parlare di rendite fondiarie e grandi proprietà.

Perché, è da chiedersi, un’ipotesi di area urbana vasta, che mettesse insieme Cosenza, Rende e oltre, non è mai andata al di là di puntuali e singole enunciazioni? È mancata la volontà degli amministratori, l’adesione dei cittadini, l’autorevolezza dei proponenti, sufficiente chiarezza di intenti? È possibile, e il coacervo di tante cause insieme potrebbe dar conto del perché si è fermi al palo, ma parimenti induce a una verifica attenta e aggiornata, oggi, della sua percorribilità oltre che opportunità.
Due poli, una città
Anni fa, con Empio Malara ci mettemmo a tavolino, guardammo carte, studiammo, scrivemmo articoli, proponemmo di far nascere un’altra Cosenza, un’altra Rende, insieme a Mendicino, Castrolibero… Parallelamente l’Associazione Prima che Tutto Crolli aveva finalizzato la sua copiosa attività nella redazione e pubblicazione di un Libro Bianco, che aveva il suo fuoco, sì, sul Centro Storico cosentino ma ponendolo ed esplicitandolo come polo binario nei confronti di un altro polo, quello di Unical in territorio rendese. C’è un background, voglio dire, di lavoro, elaborazione, anche coinvolgimento che conserva attualità e, meglio ancora, lucida prospezione verso il futuro.

La storia e il futuro insieme
È una sfida che occorre rilanciare, una sfida alta, che riprenda concetti basilari quali pianificazione e programmazione, che introduca anche da noi l’idea di città circolare, che metta al centro la cultura della storia, il Centro Storico cosentino, e quella del futuro, l’università.
Un’attenta lettura del PNNR varato dal governo assegna un ruolo centrale ai sindaci e alle municipalità in generale, vero nodo nevralgico dell’impalcatura chiamata a gestire risorse finanziarie di portata più che considerevole, che richiamano una strutturale riqualificazione, una ridefinizione delle città, specialmente al Sud. Isaia Sales ne ha denunciato debolezze e limiti accresciuti progressivamente.
A Villa Rendano, anni fa, la Fondazione Giuliani molto si impegnò in tal senso: forse i tempi non erano maturi, è probabile fosse necessario lasciar decantare ancora alcuni processi, oggi val la pena riprovarci.
Massimo Veltri
Professore ordinario dell’Università della Calabria ed ex senatore della Repubblica