Sfruttati sin da bambini

C'era un impegno: cancellare il lavoro minorile entro il 2025. Come era prevedibile è andata diversamente, il lavoro minorile esiste ancora ed è tenacemente diffuso al Sud e particolarmente in Calabria

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                                                                                             di Tommaso Scicchitano

“Nel 2015, il mondo si è impegnato a porre fine al lavoro minorile entro il 2025. Il termine è scaduto, ma il lavoro minorile esiste ancora”. Questa amara constatazione, che riecheggia nei rapporti internazionali, suona come una condanna in Calabria, terra di perenni contrasti, dove una bellezza mozzafiato convive con un’oscurità sociale che inghiotte il futuro dei suoi figli. Questo è il paradosso di una regione che è epicentro di un’emergenza silenziosa e inaccettabile: il lavoro minorile, un fenomeno che in Italia coinvolge una stima di 336 mila bambini e adolescenti .

Un fatto sociale diffuso nel Sud, soprattutto in Calabria

Mentre il mondo ha visto una, seppur lenta, diminuzione del fenomeno, la Calabria sembra marciare in direzione contraria. Qui, i dati nazionali, già allarmanti, assumono i contorni di una vera e propria voragine. È nel Mezzogiorno che questo sfruttamento rivela il suo volto più feroce e la Calabria si distingue come un’area ad altissimo rischio, in un’emorragia di futuro che prosciuga la regione delle sue energie più vitali e la cui reale dimensione rimane in gran parte invisibile alle statistiche ufficiali .

All’origine del fenomeno un diffuso disagio sociale e forme di povertà

Le nuove forme di povertà alla base del fenomeno

I numeri non descrivono il freddo di un cantiere, l’odore acre dei campi o la stanchezza di un servizio ai tavoli che si protrae per ore. Sono storie di ragazzi costretti a barattare i sogni per garantire un presente alla propria famiglia. La spinta è quasi sempre la vulnerabilità socioeconomica, quella stessa fragilità che colpisce quasi un terzo dei minori calabresi in povertà relativa, lasciando le famiglie prive di strumenti e rendendo il lavoro precoce una drammatica necessità 

Sul lavoro invece che a scuola

Questo dramma sociale si intreccia inestricabilmente con un’altra piaga: la dispersione scolastica. Lavoro precoce e abbandono degli studi sono due facce della stessa medaglia, un circolo vizioso che condanna intere generazioni. Un adolescente che lavora ha una probabilità quasi doppia di essere bocciato e più che doppia di interrompere la scuola. È la negazione del diritto primario all’istruzione, in un contesto dove il tempo per lo studio è divorato dalla fatica  In Calabria, il lavoro non è solo precoce, è spesso pericoloso, con la regione che figura tragicamente tra le sei in Italia che concentrano oltre la metà dei decessi sul lavoro di minori. A questa realtà si aggiunge la presenza asfissiante della ‘Ndrangheta, che si nutre del disagio e trova nei più giovani una manovalanza a basso costo, trasformando lo sfruttamento in uno strumento di controllo e reclutamento criminale 

La fuga dalla scuola verso un lavoro sfruttato

La sostanziale assenza delle istituzioni

A fronte di questo scenario, la risposta delle istituzioni appare drammaticamente inadeguata. Mentre si invocano normative più stringenti, la Calabria soffre di una cronica carenza di controlli. Con circa 110 ispettori per 180.000 imprese, la vigilanza è un miraggio, lasciando migliaia di minori esposti a rischi e abusi senza alcuna tutela effettiva .

Eppure, in questo quadro desolante, si accendono piccole luci di speranza. Sono le iniziative del terzo settore e progetti coraggiosi come “Liberi di Scegliere”, che tentano di spezzare le catene che legano i figli delle famiglie di ‘ndrangheta a un destino criminale, offrendo loro una possibilità di futuro diversa, una via d’uscita basata sulla legalità e sulla dignità .

Serve un intervento dello Stato e della Regione

Per essere pienamente efficaci, però, le iniziative isolate non bastano. La lotta al lavoro minorile deve diventare una priorità nazionale e regionale. Serve un intervento straordinario, un piano Marshall per l’infanzia calabrese che metta al centro l’istruzione, i servizi e la creazione di lavoro legale. Perché il futuro della Calabria non può e non deve essere costruito sulle macerie dei sogni dei suoi figli, in un Paese che, nonostante gli impegni, non è ancora riuscito a proteggerli tutti .

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