Talk Angiologia, Diaco: in Calabria ancora pochi specialisti

Due giorni di confronto serrato e partecipato su diagnosi e terapia della malattia venosa cronica

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Due giorni di confronto serrato e partecipato su diagnosi e terapia della malattia venosa cronica. Protagonisti: angiologi e specialisti della medica vascolare di fama nazionale e internazionale, ma anche di aree mediche connesse, medici di base, pazienti, che hanno dato un contributo importante alle sessioni pratiche del convegno. Il II Talk Show in Angiologia, svoltosi a Gizzeria Lido (CZ), è stato senza dubbio un successo. Merito anche della formula innovativa, sperimentata nella prima edizione e che, conservando intatta la qualità dei contenuti medico scientifici, è andata ben oltre la convegnistica tradizionale.
“Il talk – commenta Elia Diaco, promotore e responsabile scientifico dell’evento – si è rivelato una formula vincente perché avendo un approccio da divulgazione scientifica, aiuta i pazienti ad acquisire una maggiore consapevolezza sulla patologia da cui sono affetti e favorisce un confronto più fluido tra i medici. Tutte le discussioni hanno preso spunto dalle interviste che i giornalisti hanno fatto ai diversi specialisti; questo ha reso più semplice la comprensione di malattie molto complesse e meno formale il loro approfondimento da parte di chi si occupa di fare diagnosi e prescrivere terapie”.

Il talk di Gizzeria Lido ha sancito una volta di più la rilevanza della malattia venosa, divenuta finalmente una ex cenerentola tra le patologie. “Basti pensare – commenta ancora Diaco – che colpisce una donna su due e insorge già in età giovanile. È una patologia cronica, che non risparmia la popolazione maschile, e può avere conseguenze assai gravi, invalidanti o mortali, se non viene tenuta sotto controllo. Per questo abbiamo cercato e ottenuto la partecipazione al talk dei medici di base. La diagnosi precoce e il successivo coinvolgimento dello specialista possono fare la differenza per la salute e la qualità della vita del paziente. Quest’ultimo deve essere informato e consapevole dei rischi che corre, perché ogni sottovalutazione può essere fatale. Una volta diagnosticata la malattia, occorrono almeno due controlli all’anno e non solo in estate, quando i sintomi si acuiscono. Una vena varicosa non è un fatto semplicemente estetico ma costituisce un serio pericolo”.
Di fronte a questo scenario, è consequenziale chiedersi se il servizio sanitario nazionale sia ben attrezzato ad affrontarlo.

“In Calabria ma non solo – chiarisce Diaco – abbiamo ancora pochi specialisti in angiologia e medicina vascolare. Colleghi eccellenti, che si impegnano a dare risposte efficaci e di qualità alla domanda di salute. L’auspicio è che il loro numero cresca, anche perché oggi disponiamo di nuove ed efficaci terapie come la scleromousse, che evita il ricorso alla chirurgia perché viene effettuata in ambulatorio e senza anestesia. Per quanto ci riguarda da vicino, spero che i colleghi accolgano la mia proposta per un convegno che tra due anni faccia il punto complessivo sulla situazione calabrese. Abbiamo una grande tradizione medica legata alla malattia venosa e sarebbe importante lanciare da qui un messaggio autorevole al resto delle regioni”.

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