Acqua pubblica in Calabria? L’ultima parola spetta a una banca in Irlanda

Il progetto di Occhiuto di creare una multiutility interamente della Cittadella deve fare i conti con un istituto straniero a cui Sorical deve 85 milioni di euro. Non va meglio con gli aeroporti: anche riprendersi Sacal dai privati si sta rilevando più complesso del previsto

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Si tratta di due situazioni molto diverse tra loro, ma Sacal e Sorical in comune hanno anche alcune cose non proprio marginali. Innanzitutto gestiscono, in regime di sostanziale monopolio, gli aeroporti e gli acquedotti della regione, due settori cruciali che stanno attraversando percorsi piuttosto sofferti di riassetto societario. In queste società miste i rapporti tra pubblico e privato sono, per così dire, mutevoli e altalenanti. E vi ruotano attorno delle situazioni tutte da chiarire di cui, probabilmente, i calabresi sanno ben poco.

L’altro fattore che accomuna Sacal e Sorical sono le «gravi incurie» e i «disordini» che dal punto di vista contabile si sono «stratificati negli anni». Lo ha certificato la Corte dei conti concludendo che le «gravi irregolarità» che riguardano queste realtà, al pari di Ferrovie della Calabria e Corap, «recano nocumento alla gestione del bilancio regionale, sia in termini di maggiori oneri, alimentando contenzioso e ingenerando debiti fuori bilancio, e sia sotto il profilo dell’attendibilità e veridicità del bilancio».

Sacal e Sorical, le differenze

Detto questo, vanno chiarite anche le differenze. Sorical, che dal 2004 gestisce l’acqua calabrese con una convenzione trentennale per cui paga 500mila euro all’anno, è al 53,5% della Regione e al 46,5% dei privati (Acque di Calabria s.p.a., controllata al 100% alla multinazionale Veolia). Sacal è subentrata nel 1990 al Consaer (consorzio costituito nel 1965 per la realizzazione e la gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme) e nel 2009 ha avuto in concessione per 40 anni lo scalo lametino, a cui nel 2017 si sono aggiunti anche quelli di Reggio e Crotone, reduci dai fallimenti delle rispettive società di gestione. Ma soprattutto nei mesi scorsi è passata sotto il controllo dei privati.

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Un aereo sulla pista dell’aeroporto di Lamezia

A inizio agosto avevamo banalmente osservato come la linea di demarcazione fosse già sottile: erano 13.666 le azioni di Sacal in mano a enti pubblici – Comuni, Regione, Province e Camere di commercio – e 13.259 quelle dei privati. Dopo la vittoria alle elezioni, Roberto Occhiuto si è però accorto che i pesi sulla bilancia erano cambiati e, sotto la guida di un supermanager nominato da Jole Santelli e vicino alla Lega, un gruppo imprenditoriale (la “Lamezia Sviluppo” della famiglia Caruso) aveva acquisito la maggioranza delle quote nel silenzio generale.

Tempo scaduto, ma tutto ancora ai privati

Ciò che è avvenuto dopo è noto: l’Enac ha avviato una procedura che potrebbe portare alla revoca della concessione e al commissariamento degli aeroporti. Per scongiurarlo la Regione ha dato mandato a Fincalabra di acquisire il pacchetto azionario facendo tornare pubblica la maggioranza. Ma qui sta il problema, perché non sembra che questo passaggio sia così semplice come qualcuno pensava. Il tempo che l’Enac aveva concesso è già scaduto da oltre un mese, ma la ripubblicizzazione della società aeroportuale ancora non c’è stata.

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Occhiuto vota per il Presidente della Repubblica

Nei giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica lo stesso Occhiuto assicurava – intervistato da CalNews, Calabria News 24 e Calabria Diretta News – di essere impegnato anche da Roma nei negoziati «con eventuali soci privati di Sacal e con i privati di Sorical». A distanza di pochi giorni, a margine della conferenza stampa sui suoi primi 100 giorni, riguardo a Sacal ha parlato di una trattativa «estenuante».

L’ultimatum di Occhiuto

La sostanza dell’impasse sugli aeroporti è ovviamente legata ai soldi: i privati si dicevano disponibili, con una lettera resa pubblica dallo staff del presidente della Regione, a cedere tutto il loro pacchetto senza sovrapprezzo al valore nominale di poco meno di 12,5 milioni di euro (foto lettera). Occhiuto invece ritiene che il valore reale, alla luce della crisi e della procedura Enac, sia molto minore e non vuole far scucire alla Regione tutti quei soldi.

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La lettera dei privati che hanno acquisito la maggioranza di Sacal a Roberto Occhiuto

Come se ne esce? Dalla Cittadella è partito un ultimatum: se entro 10 giorni non si sblocca la trattativa mandiamo tutto a monte e facciamo nascere una nuova società che assumerà tutto il personale Sacal. La cosa non sarebbe indolore perché passerebbe attraverso la revoca della concessione da parte di Enac. Intanto i lavoratori stagionali, già precari da anni, restano a casa, e i 152 dipendenti (71 operai, 70 impiegati e 11 quadri) vanno verso la cassa integrazione con una prospettiva che, complice il crollo del traffico aereo durante la pandemia, non è per niente rosea.

Sorical: 595mila euro di utili, 188 milioni di debiti

In Sorical, che nel frattempo ha dovuto fronteggiare la grave crisi idrica dell’Epifania, l’assetto societario è molto meno ingarbugliato: attualmente la Regione ha 7.169.000 azioni e Acque di Calabria 6.231.000. La società è in liquidazione ormai da 10 anni, il Bilancio 2020 ha fatto registrare un utile di 595mila euro – in aumento rispetto all’esercizio precedente – ma i debiti ammontano a 188 milioni di euro. Per l’acqua al momento però non c’è alcuna possibilità che i privati passino in maggioranza, anzi: Veolia da tempo non nasconde di volersi liberare e la Regione ha detto chiaramente di puntare ad acquisire le sue quote.

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L’acquedotto Abatemarco (dal sito Sorical)

Una delibera di Giunta regionale di maggio del 2021 aveva dato questo indirizzo ed era stata commentata con entusiasmo dall’asse leghista che (allora) governava la Regione con Nino Spirlì e (ancora oggi) Sorical con Cataldo Calabretta. Quell’annuncio però tra poco compirà un anno e non sembra, al di là delle dichiarazioni di facciata, che siano stati fatti dei decisivi passi in avanti. Tanto che, per non perdere alcuni fondi destinati all’ammodernamento degli acquedotti, nel frattempo è stata creata, su impulso dell’Aic (l’Autorità di governo d’ambito in cui sono rappresentati i Comuni), un’Azienda speciale consortile che si dovrà occupare della fornitura d’acqua al dettaglio, mentre a Sorical resterà l’ingrosso.

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Spirlì e Calabretta

La multiutility e quella banca irlandese…

Si tratta di una soluzione provvisoria perché Occhiuto vuole arrivare a un’unica «multiutility» che gestisca tutto: fornitura idropotabile, depurazione e riscossione delle bollette. E proprio nei giorni scorsi il suo capo di gabinetto, incontrando i sindacati, ha dichiarato l’impegno della Regione a sottoscrivere un protocollo d’intesa per cui, «laddove si dovesse verificare l’acquisizione e la pubblicizzazione della Sorical», l’attuale personale della società passerà in toto alla nuova «multiutility» con le stesse condizioni contrattuali. I dipendenti sono 266 (125 amministrativi, 127 operai, 12 funzionari, 1 “atipico” e 1 dirigente) e, in termini di costo del personale, secondo la Corte dei conti Sorical è passata da 13,9 milioni nel 2017 a 15,6 nel 2020. Con un aumento che alla magistratura contabile appare «anormalmente elevato», considerato che un reale incremento di unità si è avuto solo fra gli operai.

Ma per realizzare il progetto di Occhiuto, e dunque arrivare al gestore unico previsto dalla legge, c’è di mezzo un altro ostacolo, evidentemente ancora da superare: Sorical può diventare totalmente pubblica solo se si “convince” una banca con sede in Irlanda, la Depfa, con cui la società ha debiti per circa 85 milioni di euro. Nel 2008 Sorical ha stipulato con questo istituto un contratto derivato beneficiando di un project financing, così Depfa Bank oggi è il suo principale creditore e ha il pegno su crediti e conti correnti. Dunque è con la banca nel caso di Sorical, e con la “Lamezia Sviluppo” nel caso di Sacal, che si deve fare letteralmente i conti per far tornare questi settori, di enorme interesse collettivo, sotto il controllo pubblico. Ma come si può immaginare né le banche né gli imprenditori privati fanno quello che fanno per beneficienza.

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