È morto Padre Fedele Bisceglia, il frate cappuccino che ha segnato la storia della città dei bruzi con la sua fede incrollabile, il suo amore per i più deboli e la sua passione per il Cosenza Calcio. Francesco Bisceglia, nato a Dipignano il 6 novembre 1937, si è spento all’età di 87 anni, lasciando un vuoto incolmabile in Calabria e nei cuori di chi lo ha conosciuto.
MORTO PADRE FEDELE: UNA VITA PER GLI ULTIMI
È stato molto più di un religioso: medico, missionario, tifoso e, soprattutto, un uomo che ha dedicato ogni istante della sua esistenza agli ultimi. Orfano di madre a soli sei anni, entrò in seminario a tredici, ispirato da San Francesco d’Assisi. Laureato in Teologia, Lettere e Filosofia e Medicina, ha messo le sue competenze al servizio dei più bisognosi, in particolare in Africa, dove ha costruito scuole, pozzi e dispensari medici in Congo e Madagascar. La sua pensione, interamente devoluta ai bambini africani, era il simbolo di una vita votata alla carità.
IL CALVARIO E LA RINASCITA
A Cosenza, il suo nome è indissolubilmente legato all’Oasi Francescana, il rifugio che ha accolto migliaia di senzatetto e persone in difficoltà, offrendo pasti caldi e speranza. Successivamente, il “Paradiso dei Poveri” a Donnici è diventato un altro baluardo della sua missione. Ma Padre Fedele era anche il “monaco ultrà”, una figura iconica sugli spalti del Cosenza Calcio, dove accompagnava i tifosi con il suo saio, promuovendo il calcio come strumento di aggregazione e integrazione.
Memorabili i suoi viaggi in Africa con giovani tifosi, per mostrare loro la realtà della povertà e il valore della solidarietà.
Nel 2006 la drammatica accusa di violenza sessuale da parte di una suora lo travolse, portandolo all’arresto e alla sospensione a divinis. Dopo un calvario giudiziario durato oltre un decennio, la Cassazione lo assolse con formula piena nel 2016, dimostrando l’infondatezza delle accuse. Nonostante il trionfo in aula, la Chiesa non gli restituì mai il diritto di celebrare messa in pubblico, una ferita che Padre Fedele portò con sé fino alla fine, pur dichiarando di aver perdonato i suoi accusatori.
Una breve parentesi politica lo ha portato ad essere assessore nella giunta comunale guidata dal sindaco Mario Occhiuto.
IL SOGNO DI VEDERE IL COSENZA CALCIO IN A
Carismatico, ribelle, a tratti istrionico, Padre Fedele si definiva “un peccatore come gli altri”, ma il suo impegno ha lasciato un segno indelebile. Fino agli ultimi giorni, nonostante gli acciacchi e le ernie alla schiena, continuava a raccogliere fondi per i poveri, sedendo in strada con il suo saio, incurante delle intemperie. Nel 2023, un murale su viale Giacomo Mancini a Cosenza ha celebrato la sua eredità, un tributo a un uomo che ha vissuto per gli altri.
Padre Fedele sognava di morire aiutando i bisognosi, magari in Africa, e di vedere il Cosenza Calcio in Serie A. Se il primo desiderio lo ha accompagnato fino all’ultimo respiro, il secondo resta un auspicio per i tifosi rossoblù, che porteranno avanti il suo spirito. La città di Cosenza, l’Africa e tutti coloro che hanno incrociato il suo cammino lo ricorderanno come un gigante della carità, un uomo che, tra luci e ombre, ha vissuto con il cuore rivolto agli ultimi.
Addio, Padre Fedele. La tua voce continua a risuonare nei vicoli di Cosenza e nei villaggi africani che hai illuminato con la tua fede.

