Guerra dell’acqua: l’accordo a perdere della Regione con A2A

L'intesa per non lasciare a secco gli agricoltori del Crotonese siglata tra la Cittadella e il colosso che gestisce i bacini idrici silani favorisce quest'ultimo. E quello che dovrebbe essere un bene pubblico si piega al profitto dei privati

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L’estate della grande sete si chiude con un accordo «storico». L’aggettivo campeggia sul sito istituzionale del Comune di Isola Capo Rizzuto e, in effetti, è innegabile che, se si modifica una Convenzione che risale al 1968 e stabilisce quanta acqua debba essere presa dai bacini silani per irrigare i campi del Crotonese, il passaggio sia rilevante. Il problema è che paga sempre Pantalone, ovvero la Regione, anche per avere a valle ciò che a monte gli apparterrebbe.

Il vecchio accordo

Ma andiamo con ordine. La sigla dell’accordo risale al 25 agosto: da una parte la Regione Calabria, dall’altra A2A (la più grande multiutility italiana dell’energia, 13.500 dipendenti). Sono il corrispondente odierno di ciò che nel ’68 rappresentavano Cassa del Mezzogiorno ed Enel. I bacini da cui viene l’acqua di cui si parla sono l’Arvo, l’Ampollino e il Passante. I destinatari sono i versanti jonici catanzarese e crotonese. Gli utilizzi previsti sono potabile, irriguo, industriale e idroelettrico.

Il lago Arvo

L’accordo di mezzo secolo fa prevede che ogni anno, tra maggio e settembre, vengano resi disponibili nel torrente Migliarite e quindi nel fiume Tacina 24,3 milioni di mc di acqua, che con i fluenti arrivano a 33,13 milioni. C’è anche la possibilità di una deroga, ma in «situazioni di ridotta idraulicità» i quantitativi estivi non devono mai essere inferiori al’80% di quanto pattuito.

I tempi cambiano

Negli anni la Regione subentra a Casmez e A2A diventa titolare delle concessioni. Il Consorzio di bonifica crotonese, che distribuisce agli agricoltori l’acqua rilasciata nel torrente Migliarite, chiede quantità «maggiori – concordano la Regione e la multiutility – rispetto ai quantitativi spettanti». Ci sono delle ragioni: le «mutate pratiche agricole», la rete consortile colabrodo che ha perdite «anche oltre il 50%», i prelievi abusivi localizzati dalle due parti nell’Altopiano silano. E poi i cambiamenti climatici, non proprio un dettaglio. La Regione concorda con A2A rilasci ulteriori «prevedendo le necessarie forme di indennizzo del danno»: se serve più acqua per irrigare la risorsa mancherà alle centrali di Timpagrande e Calusia e quindi ci sarà un mancato guadagno.

Agricoltori in ginocchio

Con queste premesse si arriva alla crisi di queste settimane, con un centinaio di agricoltori di Isola Capo Rizzuto e Cutro costretti a protestare a bordo dei trattori perché, dicono, A2A avrebbe ridotto i rilasci nonostante gli impegni presi con la Regione. «Rivendichiamo il diritto – è la dichiarazione di un loro portavoce, Tonio Tambaro, riportata dall’Ansa – di portare a conclusione le colture in atto. Una società come A2A, che si occupa di sociale anche a livello nazionale, si è completamente disinteressata ai bisogni della comunità, chiudendo in maniera repentina l’acqua il 18 agosto. Abbiamo perso tutte le colture».

Gli agricoltori sanno bene quanto costi anche un solo giorno in più senz’acqua con le temperature di agosto 2021, dunque ribadiscono la necessità di rimodulare la vecchia Convenzione. «L’acqua appartiene alla Regione Calabria – aggiungono – che avrebbe potuto trovare un accordo con A2A non mettendo in ginocchio gli agricoltori. Noi stiamo continuando ad elemosinare pochi metri cubi di acqua per le colture quando sul versante Neto l’acqua va a finire in mare come ha dimostrato il Consorzio di bonifica».

Vengono accontentati, l’accordo arriva. Con grande soddisfazione dell’assessore all’Ambiente, il “Capitano Ultimo” Sergio de Caprio, che esalta «il dialogo leale» che «ha prodotto un risultato importante a garanzia delle famiglie che vivono di agricoltura, delle comunità che contribuiscono al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e dello sviluppo del turismo».

Il nuovo atto disciplina la possibilità del rilascio, a favore del fondovalle del Tacina, di volumi idrici annui aggiuntivi. «Eravamo certi – rilancia il Comune di Isola – che con l’impegno del capitano Ultimo, e con la nostra determinazione giornaliera, avremmo raggiunto risultati importanti». Viene messa in risalto anche la «sensibilità» della multiutility che nelle premesse dell’accordo si dice orientata a «soddisfare al meglio le esigenze del territorio».

Bene pubblico ma non troppo

Come? Innanzitutto portando al tavolo con la Regione uno studio agronomico «redatto da professionisti del settore» e «contenente una valutazione dei reali fabbisogni irrigui del territorio». Proprio così: quanta acqua serva agli agricoltori crotonesi non lo dice la Regione Calabria, che dovrebbe essere l’istituzione deputata a rappresentare i bisogni dei suoi cittadini, specie in relazione all’utilizzo di un bene (in teoria) collettivo come l’acqua per scopi che hanno a che vedere con il sostentamento primario come l’agricoltura. No: la trattativa parte con uno studio commissionato dall’altra parte, cioè il privato, che come tale deve pensare prima al profitto e poi al resto.

Ecco cosa prevede la nuova Convenzione. Se ci sono «comprovate esigenze irrigue» i rilasci di acqua possono essere «eccezionalmente» anticipati ad aprile e proseguire fino al 15 ottobre, su richiesta del Consorzio «avallata per iscritto dalla Regione» con almeno 30 giorni di anticipo. L’acqua rilasciata potrà arrivare a ulteriori 10 milioni di mc. Potrà, appunto. Perché normalmente si arriverà ai 33,13 milioni originariamente previsti e gli altri 10 arriveranno «solo a seguito di motivata richiesta scritta in tal senso della Regione».

Solo «eccezionalmente» saranno rilasciati quantitativi ulteriori oltre ai 10 milioni e «in nessun caso» supereranno i 13 milioni annui. Ovviamente, però, ogni goccia d’acqua oltre i 33,13 milioni di mc originari sarà «oggetto di indennizzo in favore di A2A in ragione del danno per mancata produzione subìto». Un indennizzo che verrà calcolato «considerando la mancata produzione delle centrali di Timpagrande e Calusia, ed il fatto che gli impianti coinvolti sono a serbatoio e, come tali, in grado di produrre energia rinnovabile nelle ore più remunerative».

Gli indennizzi ad A2A

Viste le condizioni delle reti consortili, la Regione da parte sua «si impegna ad approvare un programma di investimenti pluriennali sulle reti irrigue». Solo quando sarà pubblicata la delibera regionale con gli investimenti (e la loro copertura finanziaria), che devono necessariamente prevedere anche l’installazione di contatori «sui punti di consegna agli utenti finali», A2A «eccezionalmente» metterà a disposizione acqua fino a 4,5 milioni di mc annui senza applicare il primo scaglione di indennizzo «unicamente per spirito di cooperazione con le comunità territoriali e le istituzioni».

Ma come «ristoro di tutti i costi sostenuti» la Regione dovrà comunque corrispondere un indennizzo forfettario di 180mila euro all’anno, rispetto a questi 4,5 milioni di mc, fino al 31 dicembre 2024. In via del tutto «eccezionale e irripetibile», per il 2021, A2A si dice disponibile a rilasciare fino 10 milioni di mc in più a fronte di un indennizzo equivalente alla sola somma di ogni importo, tributo, canone demaniale e sovraccanone richiesto alla multiutility per la derivazione dell’acqua eccedente.

Tutto «senza che ciò possa costituire né un precedente né il presupposto per ulteriori rinunce o concessioni rispetto ai propri diritti acquisiti». Ovviamente non c’è pericolo che la Regione non paghi: tutti gli indennizzi previsti nell’accordo avverranno mediante compensazione sugli importi dovuti da A2A per i canoni relativi alla concessione dell’acqua a uso idroelettrico.

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