Francesco, il Papa che voleva riformare la Chiesa

Don Francesco Savino, vescovo di Cassano e vice presidente della Conferenza episcopale italiana, ricorda Papa Bergoglio e sottolinea la potenza innovativa del suo pontificato

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«E’ stato il papa che ha cercato di riformare la Chiesa, con coraggio e amore». A pochissime ore dalla morte di Papa Francesco, la testimonianza di Don Francesco Savino, vescovo di Cassano e vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è un tumulto di emozione e dolore. Le parole di Don Francesco sono un fiume in piena che trascina con sé lo strazio di aver perso una guida e un amico, ma resta intatta in quelle parole la lucidità di chi ha compreso e condiviso un cammino teologico e sociale, perché è impossibile negare anche dal punto di osservazione di un laico, come le scelte, l’operato e la vita stessa di Francesco siano state improntate alla coniugazione ineludibile tra il mondo reale, fatto di persone e l’interpretazione teologica,  incarnando la presenza tra gli uomini e «mettendo al centro il significato del Vangelo, senza mediazioni».

Per i calabresi è stato il Pontefice che ha avuto il coraggio di scomunicare gli ‘ndranghetisti. Venne a Cassano, ricordando la terribile morte del piccolo Cocò. E lanciò questo grido contro una delle grandi piaghe che affliggono la nostra regione e il nostro Paese. Non era scontato perché gli altri non l’hanno fatto.

Don Francesco Savino, vice presidente della Conferenza episcopale e vescovo di Cassano

Un Papa contro le guerre

Il Vangelo “senza mediazioni” significa trovare il coraggio di gridare parole «contro la guerra, lanciare parole che avvisavano che nessuna pace si può costruire con il riarmo», ricorda don Savino.  E non si può fare a meno di pensare come la sua sia stata una delle  voci contro in una politica mondiale che si prepara meticolosamente al massacro pronta –  come è sempre avvenuto in passato – ad arruolare Dio tra le proprie truppe.

Le parole contro l’economia che crea ingiustizie

E invece Dio per Bergoglio stava con gli ultimi, con «i detenuti che fino all’ultimo sono stati uno dei suoi pensieri», racconta ancora, con la voce infranta, Savino, che quasi profeticamente immagina che Francesco sarà il papa che «impareremo a capire e rimpiangere meglio ora che non c’è più, adesso che sentiamo la mancanza di una guida che abbia il coraggio di spiegarci come l’economia non debba generare scarti, non debba alimentare ineguaglianze e ingiustizie», frasi che in tempo di massimizzazione del profitto a scapito della dignità umana, suonano come eretiche.

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L’accoglienza dei cassanesi durante la visita del Papa

Il Concilio Vaticano secondo e la sua attualizzazione

Impareranno a capirlo e rimpiangerlo anche quanti, non pochi, lo hanno osteggiato? Don Savino è mosso dall’ottimismo che gli viene dalla fede e non dubita che anche questo accadrà. Di certo, dal punto di vista del vescovo di Cassano, Bergoglio è stato il papa che più di ogni altro ha cercato di concretizzare il Concilio Vaticano II, che per alcuni versi era rimasto come sospeso e inattuato, «partendo da Paolo VI, e dal suo insegnamento». Ma quanto forte sia stato il percorso tracciato dal pontificato di Bergoglio si vedrà presto, per ora «è il tempo della preghiera e del rimpianto», ma anche della sorprendente casualità, quella che l’ha visto morire nel Lunedì dell’Angelo.

Papa Francesco celebra la messa durante la sua visita a Cassano, nel 2014

La Pasqua, la Fede e la vita eterna

«E’ la sua Pasqua – non esita a dire Don Francesco Savino, con la voce solo un poco più pacata – perché come sanno i credenti e come lui ci ha ripetuto, la morte è solo penultima, dopo c’è la vita eterna». Per i laici resta la meraviglia di aver visto un Papa che parlava contro il disumano che c’è nell’ideologia del profitto e non celava i suoi sospetti verso Trump e i nuovi profeti del neoliberismo. Questo basta per averne il rimpianto.

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