Compagni coltelli, per i big del Pd pronto il pacco… Di Natale

Con una lettera indirizzata ai circoli democrat il consigliere regionale uscente chiede voti non a danno degli avversari, ma dei suoi alleati di lista

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Un documento credibilissimo rivela lo stato d’animo con cui il Pd affronta le imminenti Regionali.
Questa carta “canta” sin troppo: è una lettera inviata da Graziano Di Natale, consigliere regionale uscente, ai circoli del Pd della provincia di Cosenza.
Per la precisione, intona un’aria tragica, da resa dei conti interna, che rende piuttosto bene un dato: gli equilibri interni dei dem sono saltati. E, al momento, la situazione risulta di difficile ricucitura.
Tutto lascia pensare che gli stati maggiori calabresi del partito di Letta vogliano usare le Regionali (e, in subordine, le Amministrative di Cosenza) come se fossero le primarie che non si celebrano più da un pezzo. In parole povere, per ristabilire gli assetti di potere e i nuovi equilibri.

Non saranno elezioni, ma un referendum

Veniamo ai passi salienti della recente missiva con cui Di Natale chiede il voto per sé non a danno degli avversari, come sarebbe logico, ma dei colleghi di lista.
Scrive, infatti, l’esponente paolano: «Quante volte ci siamo dovuti “giustificare” con amici e conoscenti o chiedere il voto per un candidato che puntualmente poi disattendeva ciò che aveva promesso durante la campagna elettorale??!! Quante volte ci siamo vergognati per questo? Quante volte hanno preso i nostri voti e sono spariti?».
Sono due domande retoriche, chiarite da un terzo quesito: «È questo il Partito Democratico che vogliamo?»

Ed ecco che Di Natale spiega i motivi della sua candidatura, con termini simili a quelli con cui Carlo Tansi ha giustificato l’alleanza con Amalia Bruni: «Ho scelto di candidarmi nel PD per “lottare dall’interno”, restando coerente con il mio percorso ricco di battaglie, denunce, legalità, dignità, ascolto e presenza sui territori. Per “lottare dall’interno” intendo cambiare il modo di gestire il partito nella nostra regione».

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La lettera inviata da Graziano Di Natale

Un paradosso curioso: quando, nel 2020, si candidò in Io resto in Calabria, la lista presidenziale di Pippo Callipo, l’esponente paolano dem non proferì parola sul suo partito, né i maggiorenti dem la proferirono su di lui.
Ma tant’è: nella compilazione delle liste le appartenenze possono diventare optional.
Stavolta le cose sono andate diversamente: Di Natale si è “dovuto” candidare nel Pd, dove i suoi quasi cinquemila voti potrebbero non pesare abbastanza in una lista piena di big.

Quattro galli in un pollaio

Non occorre essere analisti dei flussi elettorali per capire che nella coalizione della Bruni c’è uno squilibrio piuttosto marcato, tra la lista del Pd, concepita come macchina macinavoti, e le altre.
Secondo i beneinformati, sarebbe stata determinante, in questa scelta. la volontà del commissario Francesco Boccia, ansioso di ottenere comunque un risultato “di bandiera” in linea col trend nazionale, che oscilla attorno al 17%, anche in Calabria e soprattutto nel caotico partito cosentino.

Così la lista dem è diventata un pollaio in cui quattro pezzi da 90 si contendono uno spazio piuttosto ridotto: oltre Di Natale, sono in lizza Giuseppe Aieta – che si è deciso per il suo partito dopo aver traccheggiato un bel po’ con Mario Oliverio – Mimmo Bevacqua, il campione più forte dell’area popolare dem, e Franco Iacucci, che gode in questa corsa di due forti postazioni di tiro (la provincia di Cosenza e il Comune di Aiello, di cui è tuttora sindaco) e dell’appoggio di Nicola Adamo e Carlo Guccione.

Ne resterà solo uno

Di Natale avrebbe provato a sottrarsi a questa logica, che rischia di trasformare l’attuale competizione in un bagno di sangue anche per i consiglieri uscenti, di cui potrebbe passarne uno solo.
Infatti, stando ai bene informati, il big paolano avrebbe provato a compilare la lista del presidente, ma con scarsi risultati, perché pochi sarebbero stati disposti a fare i portatori d’acqua per un consigliere uscente. Con un rischio ancora maggiore: trovarsi alla guida di una lista debole.

Questo spiega la logica da guerra civile interna con cui è redatta la lettera inviata ai circoli. «Ascoltate il mio appello: ogni singola preferenza per me, sarà un avviso di sfratto per chi ha distrutto questo partito», scrive il consigliere regionale, che rincara la dose senza accorgersi di aver copiato uno slogan usato dai seguaci di de Magistris, tra l’altro proprio a Paola: «Il 3 e 4 Ottobre non sarà una semplice elezione. Il 3 e 4 ottobre sarà un referendum tra NOI e loro».

Dalle parti di Masaniello

Il riferimento ai Masanielli del quasi ex sindaco di Napoli non è casuale: nelle loro file milita la vera spina nel fianco degli aspiranti consiglieri regionali del Tirreno cosentino, cioè Ugo Vetere, sindaco di Santa Maria del Cedro dotato di un forte seguito.
Infatti, pur essendo legato al Pd, Vetere avrebbe scelto di schierarsi prima con Carlo Tansi e poi avrebbe ceduto alle lusinghe di de Magistris proprio per non finire schiacciato da Di Natale, che a differenza sua vanta comunque un legame di primo piano con il Pd “che conta”, essendo genero del notabile amanteano Mario Pirillo, ex assessore all’Agricoltura dell’era Loiero ed ex europarlamentare.

Secondo gli addetti ai lavori, Vetere, che è candidato in Dema, ha una grossa carta a proprio favore: l’appoggio elettorale di Giuseppe Giudiceandrea, che si è chiamato fuori all’ultimo dalla competizione elettorale anche per non correre lo stesso rischio di Di Natale. Cioè competere all’interno della lista ammiraglia di de Magistris con Vetere e Mimmo Talarico (col quale condivide, almeno in parte, il bacino elettorale).

La chiamata alle armi

Alla candidatura praticamente obbligata nel Pd, Di Natale risponde con una chiamata alle armi, rivolta non tanto contro l’attuale commissario ma per «mandare a casa chi ha praticamente azzerato il partito, facendolo addirittura commissariare per l’ennesima volta».
Di Natale farà senz’altro il portatore d’acqua, ma la porterà avvelenata. E guai a berla.

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