Pena e redenzione: miracolo nel carcere di Rossano

Dove non può il carcere, arriva la fede: ex mafioso pluripregiudicato si converte e prende la laurea. E vince un ricorso contro il Tribunale di Sorveglianza, che gli impedisce di andare a messa a Natale e Pasqua...

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Ogni vicenda giudiziaria è fatta di storie umane, alcune più complesse di altre.
La storia di F.A., un 49enne di origini pugliesi, è un caleidoscopio di avvenimenti contraddittori, che oscilla dalla tragedia alla redenzione. Il tutto nel carcere di Rossano.
Questa storia la racconta una recente ordinanza della Cassazione, che ispira sensazioni contrastanti in chi l’approfondisce: riprovazione (e ribrezzo) per il crimine, compassione e solidarietà per la riabilitazione.
L’uomo scontava a Brindisi un cumulo di pena per vari reati, (circa 20 anni di reclusione in tutto). Ma nell’ottobre del 2013 riceve in carcere un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio aggravato dal metodo mafioso.

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Il carcere di Rossano

In carcere a Rossano per omicidio di mafia

La Dda pugliese accusa F.A. di aver ucciso A.M. nella notte del 29 maggio del 1998. Il cadavere di quest’ultimo era stato trovato l’’8 ottobre dello stesso anno nelle campagne di Ostuni, nel Barese.
La vittima era un affiliato al clan dei Mesagnesi della Sacra corona unita ed era considerato un confidente della polizia. Perciò, per le regole mafiose, era il classico morto che cammina.
Proprio F.A. sarebbe stato incaricato di mettere a tacere la “gola profonda”.
Per l’omicidio, il 49enne prende 30 anni di reclusione. E sin da subito è trasferito da Brindisi al carcere di massima sicurezza di Rossano: in attesa degli esiti processuali diventa un detenuto “speciale”, quindi non può più restare in cella con i detenuti comuni.

La conversione nel carcere di Rossano

Tuttavia, al 49enne accade in carcere qualcosa che lo cambia definitivamente, nonostante le pesanti condanne che nel frattempo vari tribunali gli comminano e la sua pesante storia personale. Forse è merito di un incontro col cappellano del carcere o di altri detenuti. O forse influiscono entrambe le cose. Fatto sta che F.A. prende la via della fede e cambia vita.
Insieme a un ergastolano decide di riprendere gli studi. Nel 2017 si laurea all’Unical in Scienze del servizio sociale e sociologia presso l’aula Caldora. Ottiene 106 su 110, con una tesi su “La sfera pubblica: Il carcere come progetto sociale”. Alla cerimonia hanno partecipato i familiari, il cappellano della casa di reclusione di Rossano e alcuni esponenti dei Radicali italiani.
Questa svolta personale offre speranza anche a tutte le persone che si trovano nella stessa condizione di F.A., passato oscuro incluso.carcere-rossano-si-cassazione-messa-ex-mafioso

Il Tribunale di sorveglianza diffida: niente messa

Nel 2022 F.A. chiede al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro di poter seguire alcune funzioni in Chiesa per le feste più importanti, (Natale e di Pasqua), ma i giudici non gli concedono il beneficio.
Il Tribunale ha rilevato la sussistenza di «sicuri indici di un percorso carcerario esemplare, posto che dalla relazione di sintesi del carcere emergeva la partecipazione alle attività trattamentali più varie, un serio percorso di istruzione, e una profonda revisione critica del proprio passato con adesione convinta ai principi religiosi cattolici».
Inoltre, dalle note della Dda, della Polizia di Stato e della Guardia di finanza risulta «l’assenza di elementi successivi alla carcerazione, di tipo socio familiare, patrimoniale o giudiziario, sintomatici di un persistente legame con l’organizzazione criminale di appartenenza». Tuttavia, il Tribunale di Catanzaro nega il consenso affermando che tutto questo non basta a dimostrare «la recisione dei legami associativi e l’esistenza delle condizioni che escludano in radice la ripresa della relazione con il gruppo criminale».

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La Cassazione dice sì

A questo punto F.A. ricorre in Cassazione contro le decisioni del Tds e stavolta le cose vanno diversamente. Gli ermellini annullano l’ordinanza e rinviano gli atti a Catanzaro per una differente decisione.
Per i giudici di Piazza Cavour i colleghi di Catanzaro hanno «compiuto un giudizio astratto e avulso dalla realtà».
Certo, non ci può essere nessuna certezza matematica di una riabilitazione assoluta, ma le “prove” della rieducazione e del percorso personale del detenuto sono incontrovertibili. Quindi i requisiti per l’accettazione delle sue richieste ci sono tutti. Da queste premesse il giudizio finale è positivo: «Il giudice del rinvio, senza avere vincoli sul merito del giudizio, è tenuto a riesaminare la richiesta di parte, senza ripetere i censurati vizi della motivazione». Prossimamente F.A. potrà partecipare a funzioni religiose nella cattedrale Maria Santissima Achiropita di Rossano.
Il principio alla base della scelta della Cassazione resta sempre l’articolo 27 comma 3 della Costituzione: «Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato». Il caso è chiuso.

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