La Befana ha portato un comizio agli abitanti di Campora San Giovanni, in vista del referendum previsto per il 22 gennaio.
Sempreché, beninteso, il Consiglio di Stato, a cui il Comune di Amantea ha fatto ricorso il 19 dicembre scorso, non ci metta lo zampino.
Infatti, dopo il secondo rigetto del Tar, la parola decisiva spetta a Roma. Toccherà ai magistrati amministrativi di Palazzo Spada decidere se il referendum si farà o meno.
Intanto, le cose ad Amantea procedono come se nulla fosse.
Ma andiamo con ordine.
Graziano e Iacucci in piazza
I consiglieri regionali Giuseppe Graziano e Franco Iacucci sono stati i mattatori del comizio indetto da Ritorno alle origini di Temesa, il comitato che gestisce la parte “politica” del divorzio tra Campora e Amantea e il conseguente matrimonio con Serra d’Aiello.
Jonio e Tirreno, centrodestra e centrosinistra, ma core a core, i due hanno arringato il pubblico che ha riempito la piazza della chiesa di Campora.
A prescindere dai mal di pancia, più o meno tardivi, della politica cittadina. Tra questi, le esternazioni del Pd amanteano, supportate da un tweet della ex deputata Enza Bruno Bossio.

Le contraddizioni del referendum
E Amantea? Tolta la lamentela dei Dem, per il resto non si batte quasi colpo. Forse si ipotizza un “contro comizio”, che tuttavia non si terrà a Campora, dove le eventuali opinioni contrarie alla “secessione” non sono rappresentate.
E la partita sembra già chiusa: al referendum voteranno solo i camporesi più i residenti di Coreca e Marinella. E qui emerge una contraddizione non proprio irrilevante: in caso di scissione, le due frazioni resteranno con Amantea, tuttavia i loro elettori parteciperanno al referendum da cui è escluso il resto dei cittadini.
L’inghippo si chiarisce subito: Campora non voterà solo come territorio (cioè dal fiume Oliva in giù) ma anche come collegio elettorale, che include gli altri due territori.
Ma non è questa l’unica contraddizione.
Amantea vs Campora: il ricorso in pillole
Le altre contraddizioni sono evidenziate nel ricorso confezionato dagli avvocati Mariella Tripicchio e Andrea Reggio d’Aci, che si sono finora misurati davanti al Tar coi loro colleghi Gianclaudio Festa, Oreste Morcavallo e Giovanni Spataro. Cioè, i difensori, rispettivamente, della Regione, del Comune di Serra d’Aiello e di Ritorno alle origini di Temesa.
Le elenchiamo sbrigativamente.

Non votano gli amanteani
Il grosso della popolazione, è noto, non voterà. Per il Tar l’esclusione del resto di Amantea non è un problema.
Anzi, come recita l’ultima ordinanza di rigetto, «non appare contraria alla legge».
Ma, a prescindere dall’analisi giuridica, restano sul piatto problemi non proprio secondari.
Il primo: alcune strutture importantiche servono tutta la città, il porto e il Pip, ricadono in Campora e andrebbero via con essa. Come sarà regolata la futura gestione?
Secondo problema: il debito. Forse, più delle continue accuse di infiltrazioni mafiose, la vera debolezza della città è il buco nelle casse, stimato approssimativamente in quaranta milioni. Come saranno ripartiti? Resteranno tutti in pancia ad Amantea o Campora se ne porterà una parte pro quota? La legge regionale che istituisce il referendum non risolve il problema.
Come si vede, si tratta di problemi comuni, su cui deciderà una parte.
La furbata di Graziano
La proposta di Graziano, c’è da dire, è piuttosto sofisticata a livello normativo. Infatti, l’idea di accorpare Campora e Serra in un nuovo Comune, Temesa, camuffa con abilità la sostanza dell’operazione: ovvero la secessione di Campora.
Ma soprattutto elude alla grande l’articolo 15 del Tuel, secondo il quale non sono ammissibili scissioni che generino Comuni al di sotto dei 10mila abitanti e, più che le scissioni, sono incoraggiate le fusioni.
L’eventuale nascita di Temesa sarebbe una fusione di territori, da cui comunque deriverebbe un Comune con una popolazione di poco maggiore a quella di Campora (in totale poco meno di quattromila abitanti). Amantea, al contrario, resterebbe con 10mila e rotti abitanti.
Ma siamo sicuri che i numeri siano questi?

Quanti sono gli amanteani?
Sulla popolazione di Amantea, c’è un balletto di cifre. Il Tuel dà comunque un’indicazione precisa: i numeri devono derivare dall’ultimo censimento valido.
Al riguardo, i difensori del Comune forniscono un dato, ovviamente quello che fa più comodo al municipio: 13.272 cittadini residenti. Tolti i 3mila e rotti di Campora, ci si avvicinerebbe alla parcellizzazione del territorio e il referendum sarebbe inammissibile.
Tuttavia, gira un’altra cifra che supera i 14mila ma include gli stranieri residenti.
Allora occorre specificare: cosa significa “cittadini”? I cittadini italiani o anche i non italiani iscritti all’anagrafe? Non è sovranismo né xenofobia, intendiamoci.
Sull’interpretazione di questo punto può aprirsi un dibattito infinito con tante posizioni ciascuna di per sé giusta.
Altri problemi
Amantea dista da Campora circa dieci km, ma di strada costiera per percorrere i quali bastano dieci minuti.
Serra d’Aiello, al contrario dista da Campora otto km, ma sono percorribili (si fa per dire) su una vecchia strada tutta curve. In pratica, sono territori non ancora integrati.
Né sarebbero integrati, riferiscono i bene informati, gli altri territori che dovrebbero entrare in Temesa nel prossimo futuro: Aiello, dove Iacucci è stato sindaco per quarant’anni, e Cleto.
Non tutti questi motivi hanno rilevanza giuridica, ma pesano a livello politico.

Di nuovo al voto?
Resta un ultimo problema sul tappeto: il comma 2 dell’articolo 8 della legge 570 del 1962. Questa norma prevede che i consigli comunali si debbano rinnovare integralmente quando, in seguito a variazioni come quella in corso ad Amantea, i territori varino di un quarto della popolazione.
Sarebbe così per Amantea, che comunque perderebbe un quarto della popolazione; sarebbe così per Serra d’Aiello, la cui popolazione aumenterebbe almeno di sette volte.
La norma è stata abrogata o superata? Non risulta.
Il problema è politico
Iacucci ha ragione su una cosa: i camporesi si sono sentiti trascurati e hanno agito di conseguenza. Anche, si perdoni il bisticcio, senza guardare le conseguenze.
Già: Serra è reduce da un dissesto esploso nel 2014 e potrebbe ricascarci assieme a Campora.
Ancora: la pianta organica del futuro Comune di Temesa potrebbe risultare insufficiente per assumere il personale necessario a gestire il nuovo territorio.
Sono cose che né il referendum né il riassetto burocratico potrebbero gestire.

I dolci avvelenati
Non è solo un problema burocratico, quello che affronterà il Consiglio di Stato. Né lo risolverà il referendum.
Tra Amantea e quella parte di Campora che vuole la secessione c’è una differenza: gli amanteani stanno trangugiando ora tutti i veleni possibili. Per i camporesi, invece, il veleno verrà dopo, ben nascosto nei dolci della conquistata autonomia.
Il conto alla rovescia è iniziato e la partita ancora aperta.