Alla ricerca del voto perduto

Alle regionali calabresi si confermano la diffusione dell'astensionismo e l'impoverimento della democrazia, ma anche il successo di potentati locali capaci di attrarre enormi consensi. E' la crisi dei partiti, non della politica che invece riempie ancora le piazze

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Quasi il 60% dei calabresi è rimasto indifferente al richiamo della partecipazione democratica, decidendo di non andare a votare e questo dato è la misura della sconfitta della politica, tutta intera, sia quella che sta brindando, che quella che si lecca le ferite.

Roberto De Luca, docente di Sociologia dei fenomeni politici presso il Dispes, ha ormai un approccio disincantato nei confronti della disaffezione dilagante verso il voto, di cui coglie le origini utili per proporre alcune interpretazioni.

L’importanza di poter scegliere

“La chiave per ridestare la partecipazione dei cittadini è il voto di preferenza – spiega il docente – nelle comunali e nelle regionali l’affluenza aumenta rispetto alle politiche”. La scelta del candidato restituisce importanza al voto, assume maggiore responsabilità, ci si sente meno alieni rispetto ai risultati. Preferenza dunque significa partecipazione, ma non facciamoci illusioni, perché il voto, pur avendo per tutti lo stesso valore, non ha la stessa qualità.

Occhiuto e Tridico

Il voto “ragionato”

“Il voto maturato all’ultimo minuto, dopo aver valutato e pesato candidati e programmi – spiega ancora De Luca – è un voto di qualità, perché esprime una scelta ragionata”. Ma questo voto di qualità, che potremmo definire d’opinione, quanto pesa realmente sulla bilancia elettorale? Probabilmente assai poco, anche grazie alla significativa presenza nelle liste di quelli che De Luca chiama “grandi elettori”, cioè persone in grado di catalizzare enormi numeri di consensi sulla propria persona, portando in dote alla lista un importante spinta verso il successo, come è accaduto a Gianluca Gallo, assessore uscente e vero trionfatore con i suoi 30 mila voti, che lui non esita ad interpretare come il premio per quattro anni di duro lavoro.

Gianluca Gallo recordman di consensi

La qualità del voto e la qualità degli eletti

Ci sono altre categorie di catalizzatori di voti, come per esempio i sindaci e in questo caso il voto è davvero d’opinione. “Quando accade che un sindaco si candidi, per esempio alle regionali, spesso raccoglie vasti consensi. Si tratta di voti che confermano la buona considerazione verso il lavoro svolto si amministratore, un consenso costruito sulla base di una valutazione concreta”, continua De Luca, per il quale in questi casi si può certamente parlare di “voto ragionato e per ciò stesso di qualità”. Da questo emerge con una certa evidenza he esiste una relazione tra qualità del voto e qualità dei destinatari del voto stesso, cioè tra qualità dell’elettorato e qualità degli eletti. “Se il voto maturato sulla scorta di una esperienza concreta di buon governo, o sulla valutazione di un programma, oppure sul giudizio espresso sulla credibilità dei candidati è certamente un voto di qualità, allora ugualmemte di qualità saranno gli eletti”, conclude il docente.

L’astensionismo di chi rinuncia a far sentire la propria voce

La crisi dei partiti e il nuovo consenso

A questo punto vale la pena guardare alle dinamiche che costruiscono il nuovo consenso. “La crisi dei partiti e la fine del finanziamento pubblico, hanno fatto scomparire gli aparati, le strutture, le sezioni, da cui avevano origine forme di militanza che erano i mattoni del consenso, mentre oggi le sedi dei partiti, per esempio il Pd, sono solo luoghi di conflitto tra truppe diverse dello stesso partito”, fotografa lapidariamente De Luca, spiegando che quei luoghi di confronto e discussione, oggi sono solo spazi per riti e liturgie distanti dalle persone. E qui veniamo all’impotenza della siistra, perché è chiaro che un partito frammentato, litigioso e percepito come separato dal reale, non sia in grado di portare a sé la famosa società civile, che oggi è rappresentata dalle associaizoni del Terzo settore. Solo intercettando quell’universo si può davvero imaginare di vivificare la proposta politica.

Wanda Ferro, emissaria in Calabria della Meloni, non è stata eletta.

Sconfitte inattese

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Fin quando questo sforzo non sarà tentato, saremo sempre ostaggi di chi possiede e gestisce pacchetti piuttosto ampi di voti, senza dimenticare che contro questi satrapi nulla possono nemmeno potenti emissari romani. E’ il caso di Wanda Ferro, influente sottosegretaria del governo candidata alle regionali come diretta emanazione della Meloni. Doveva essere un trionfo, invece è stata una umiliante sconfitta. E comunque chi oggi muove voti come pedine, non deve peccare di Hybris, perché le recenti elezioni raccontano pure di declini precipitosi di chi in passato era stato tra i grandi rastrellatori di voti, come è accaduto per Enza Bruno Bossio e Franco Iacucci.

La recente manifestazione di solidarietà con il popolo palestinese (Foto di Francesco Arena)

La moltitudine nelle piazze e le urne vuote

Su queste elezioni più che sulle altre aleggia beffardo lo spettro di Pietro Nenni, anzi della sua frase riguardo le “piazze piene e le urne vuote”. Chi avesse immaginato che la straordinaria partecipazione alle manifestazioni a sostegno del popolo palestinese si sarebbe trasformata in consensi per la sinistra, ha scoperto di aver sbagliato alla grande. In realtà non era difficile immaginare che le cose sarebbero andare diversamente, visto che chi è sceso in piazza appartiene a quella “Moltitudine” non riconducibile a un recinto definito, spesso sospettosa verso le elezioni che considerate un rito stanco e comunque per nulla organica alla sinistra ufficiale. Dentro quella moltitudine c’è certamente una discreta quantità di persone che la loro scelta l’hanno portata fino alle urne e si tratta secondo De Luca “di quei giovani colti che avevo visto all’Unical e il cui voto ha qualla qualità che serve alla democrazia”.

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