Quando si organizza un festival, di solito, le prime cose cui gli organizzatori pongono mente sono quanta gente attirerà, quali strategie è possibile mettere in campo per aumentare il bacino d’utenza, cosa escogitare per ingolosire? Nel caso di Aghia Sophia Fest, probabilmente, da sempre, avviene il percorso contrario. Si parte da un’onesta analisi dei bisogni, singolari e collettivi, per individuare, di anno in anno, un tema caldo, saliente, un tratto caratteristico dell’umano che ha bisogno di essere sviscerato, analizzato, senza l’ansia e il patema del successo a ogni costo, del trend topic, della moda del momento.
Il processo creativo e la ricerca delle parole e dei segni

Ed è proprio quando tutte queste sterili energie negative vengono marginalizzate, che comincia il processo creativo, la costruzione certosina di una strada lastricata di suoni, gesti e parole che possono lasciare il segno, perturbare, esaltare, entusiasmare, problematizzare. Così, si parte alla ricerca condivisa di linguaggi che si vorrebbero far risuonare tra le casette di legno e gli alberi di una parte decisamente disallineata di città, un pezzo di Cosenza Vecchia che sembra paradossalmente essere staccato anche dal Centro Storico stesso. Eppure si trova lì, a un tiro di schioppo dal museo diffuso di Corso Mazzini, a pochi passi dalla casa comunale. Fermo e silente, un po’ decrepito e zoppicante, sembra voler rimanere nascosto ma, da un po’ di mesi, qualcuno ha deciso che è ritornato il tempo di rianimarlo per esaltarne l’intrinseca bellezza.

Il potere dell’immaginazione: spazio al pensiero eretico
Case d’arte che s’affacciano sul nostro fiume, una poesia a cielo aperto che ha solo bisogno di essere scritta. Aghia Sophia Fest, dalla sua posizione fieramente eretica, prova a scriverla questa poesia, con umiltà e dedizione, con cura e pazienza. D’altronde, con i convalescenti occorre sempre usare le più delicate precauzioni. E se l’anno scorso, Aghia ha deciso di ragionare su possibili futuri immaginari da abitare insieme, quest’anno, invece, ha scelto di “perdere il controllo”. Una perifrasi ambigua che potrebbe prestare il fianco a molteplici interpretazioni. Ne scremiamo due, per scongiurare il tedio. Perdita del controllo come sottrazione al potere istituzionale che, troppo spesso, usa violenza e arroganza per imporsi. Perdita del controllo come riscoperta della profonda libertà che carsicamente attraversa tutte le nostre esistenze, desiderose di emanciparsi da un monitoraggio orwelliano che fatica ad abbandonare i palcoscenici pubblici.


Il percorso immaginario da Salvatore “Uccello” a Piperno
E, allora, una serie di figure, artisti e temi si sono, quasi per magia, palesati agli occhi sbigottiti di Silvia Cosentino e Giuseppe Bornino, quasi vent’anni di autogestione culturale insieme. Così, hanno visto stagliarsi, quasi come in una sorta di cinematografico piano sequenza, le figure di Salvatore “Uccello” Iaccino e Franco Piperno, vittime e analisti di un controllo sempre troppo dispotico, le riflessioni di Dario Alì su ciò che una società vieta e borghese insiste ancora nel definire “contronatura”, le stilettate comiche di Simonetta Musitano, degna rappresentante della logica “queer”, quella logica non tradizionale e binaria che vuole abbattere tutti i pregiudizi, ruoli, definizioni preconfezionate. E, ancora, hanno visto aggirarsi, per le vie della città, il mai sopito spirito del maestro Franco Battiato, guru della perdita del controllo, intesa come libero accesso ad altri mondi, reali o metaforici che siano, a seconda dei gusti, delle tendenze e delle credenze personali.

Le capriole musicali di Borealo
E, poi, hanno visto le capriole musicali di Auroro Borealo, un artista profondamente sui generis che mette in discussione una stantia e forzatamente apollinea idea di bellezza, esaltando, di contro, il brutto, l’informe, quello che, di solito, preferiamo occultare, denigrare, marginalizzare. Con lui, verrà celebrata la rivincita dei brutti, dei non allineati, degli esclusi, di chi, molto semplicemente, coltiva la propria diversità senza timore e senza l’ossessione dell’omologazione costi quel che costi. E, di certo, gli organizzatori non potevano non scegliere come numi tutelari di quest’edizione David Lynch e Franco Basaglia, indagatori coraggiosi di ciò che interferisce, sobilla e disturba le nostre menti, di ciò che le rende felicemente non normali.

Le parole, le immagini e i suoni per “perdere il controllo”
Perdere il controllo attraverso l’arte, le parole, le immagini, i gesti, i suoni. Tanto del vasto programma festivaliero non siamo riusciti a nominare perché ceci n’est pas un communiqué de presse. La lettura dell’articolo continua venerdì 27 giugno 2025, a partire dalle ore 17, presso l’Area 3 dei Bocs Art, a due passi dal fiume. Avvicinati con fiducia!
Aghia Sophia fest