Gerace grand tour: sentirsi viaggiatori in Calabria

Sulle orme dei vittoriani inglesi affascinati dal profondo Sud. Le meraviglie di una Locride più forte delle sue contraddizioni

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Prima di salire verso Gerace facciamo due passi per le strade di Locri e passiamo da piazza Zaleuco. Poi sul lungomare vediamo la statua dedicata a Nosside. Zaleuco è considerato il primo legislatore della sua città e del nostro Occidente, anche se sulla sua opera abbiamo notizie indirette. Lui stesso è un personaggio leggendario. Di Nosside invece, posteriore di alcuni secoli, ci sono arrivati i versi, era una poetessa. Le hanno intitolato un premio letterario di poesia, giunto quest’anno alla XXXVIII edizione. Ogni anno viene pubblicato un volume, un’antologia dei testi in concorso.

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Zaleuco di Locri

Zaleuco e i garantisti

Su Zaleuco, invece, non mi pare si organizzino eventi. In un paese come il nostro, allergico alle regole, come potremmo celebrare il primo che ha provate a darcele, queste benedette regole? Oltretutto le punizioni per i trasgressori erano davvero severe e noi, intanto, ci siamo trasformati nel paradiso dei garantisti.
Pare che Gerace sia stata fondata dagli abitanti di Locri, in epoca medievale, quando le coste erano diventate paludose e insicure in tutta la regione. Per oltre dieci secoli la nuova città ha costituito il centro amministrativo e politico del territorio circostante. Poi circa un secolo fa, dalle alture le persone hanno cominciato a scendere in pianura, per stabilirsi lungo la Statale 106 e la linea ferroviaria. Così Gerace ha perso un po’ di abitanti, come tutti i paesi dell’interno.

Zaino in spalla

Solo dieci chilometri separano i due centri, ma sembrano due mondi lontani. Per le strade di Locri abbonda un’edilizia piuttosto disordinata, tra un palazzo e l’altro sopravvivono alcuni edifici liberty. Le coste calabresi sono state descritte come un’esposizione ininterrotta di materiali per l’edilizia, e la patria di Zaleuco non fa eccezione. A Gerace prevale la pietra, molti edifici imponenti, massicci, segnalano l’importanza passata di questa cittadina, mentre si sale verso la splendida cattedrale. Tante abitazioni sono vuote, in vendita o in abbandono, eppure le strade ripide sono percorse da visitatori italiani e stranieri, in questo giugno ancora non troppo caldo. I pullman depositano giù, fuori dalla prima porta, le comitive in visita, che prendono posto sul treinino turistico per scalare le varie parti del centro storico, fino al castello. Nonostante l’età media non proprio giovanissima i visitatori sono allegri come studenti in gita. Si notano anche coppie di mezza età, zaino in spalla, fisico asciutto, in marcia sotto il sole, come dovrebbero fare i veri viaggiatori. Non ci sono solo gruppi di passaggio, esistono alcune strutture alberghiere e diversi bed and breakfast che garantiscono una certa ricettività.

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Gerace vista dall’alto (foto pagina facebook ExploreGerace)

La difesa bizantina

Gerace è greca, ma la sua grecità non è quella di Nosside e Zaleuco, non c’entra la Magna Graecia. Gerace nel Medioevo faceva parte, come gran parte della Calabria, dei territori bizantini, del grande impero con capitale Costantinopoli, che si estendeva fino al Mar Nero. Anche dopo la conquista normanna dell’Italia meridionale, nell’XI secolo, le comunità greche hanno difeso per secoli la propria identità, riunite intorno ai vescovi e ai monaci. Poi una alla volta hanno dovuto cedere, il rito latino ha sostituito quello greco per la liturgia. A quel tempo non si badava al politicamente corretto né al dialogo interreligioso.
La memoria bizantina rimane evidente in alcune architetture religiose, a Gerace e nei dintorni, non siamo lontani da Stilo e da Bivongi, il territorio è costellato di chiese rupestri, di piccoli monasteri ed eremi basiliani. Edifici e paesaggi evocano il Peloponneso, la Tessaglia, le montagne dell’Epiro.

Barlaam da Seminara, vescovo di Gerace

I manuali di letteratura italiana citano sempre Barlaam da Seminara come il personaggio che ha riportato la conoscenza del greco tra i letterati del Trecento, ma non scrivono mai che era un vescovo, vescovo di Gerace e prima della nomina episcopale monaco nel monastero di Sant’Elia a Galatro. Molto stimato anche presso la corte di Bisanzio, da cui riceve cariche e riconoscimenti. Barlaam, vescovo nominato dal pontefice romano, era anche un ambasciatore, inviato presso la corte di Costantinopoli per migliorare i difficili rapporti con la chiesa greca. Cattolici e ortodossi erano già separati e reciprocamente ostili, ma ancora tra il Trecento e il Quattrocento ci furono tentativi di riavvicinamento.
I gruppi di turisti, tra una chiesa e l’altra (Gerace conta cento chiese) acquistano dolci tradizionali, i rafioli glassati di zucchero del Biscottificio Limone, semplici e buoni, e sostano nei bar disposti strategicamente nelle zone più frequentate.
Vale la pena di visitare Gerace, anche se questa volta l’incontro più significativo è stato quello con Simone Lacopo.

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Edward Lear

Il grand tour a Gerace

Simone ha quarant’anni, ma ne dimostra meno. Affabile, premuroso, ci accoglie all’hotel Palazzo Sant’Anna e, in un paio di chiacchierate, tra una passeggiata e l’altra, ci racconta la sua vita, intrecciata con quella del luogo dove vive e lavora. Ci dice che ha fatto studi tecnici e ha iniziato a lavorare nelle strutture ricettive occupandosi degli impianti elettrici e della rete internet. Così ha capito che gli sarebbe piaciuto lavorare proprio in questo settore, si è iscritto a Lingue all’università, ma ha continuato a lavorare nel fine settimana e d’estate. Poi per la tesi di laurea, in letteratura inglese, ha scelto il periodo vittoriano, perché i viaggiatori inglesi sono stati molto importanti per far conoscere la Calabria e Gerace nel mondo.

Infatti ci sono delle targhe a ricordo della presenza di Edward Lear; nell’agosto 1847 fu ospite della famiglia Scaglione in un bel palazzo poco più giù della cattedrale. Nel piccolo museo civico sono esposte le sue litografie e i disegni a cui si dedicò in quelle giornate.
Avrebbe potuto continuare a lavorare a Londra, Simone, dopo la laurea, ma ha preferito tornare qui, dove vive la sua famiglia, qui dove la nonna Laura gli raccontava le storie del paese, le leggende, le tradizioni. Simone ha registrato negli anni i canti religiosi della tradizione locale che ascoltava, quando si riunivano a casa della nonna, le anziane del quartiere. E poi ha travasato le vecchie cassette sui supporti digitali, per custodirli meglio.
Prima di andare via ci porta nella piccola chiesa attigua all’hotel.

Quando nel palazzo vivevano le monache di clausura seguivano la liturgia dietro le sbarre, che ancora sono visibili sia nell’hotel che nella chiesa. Nella sagrestia è ancora visibile la ruota per gli esposti, i bambini abbandonati, affidati alle suore dalle madri che non avevano la possibilità di occuparsene.

Nostalgia dei vecchi viaggiatori vittoriani

Poco sotto il convento sorgono due antichi ospedali, in uno dei quali aveva sede anche un Monte di Pietà. Dal Palazzo Sant’Anna e dalla passeggiata sottostante si gode un ampio panorama, le spiagge di Locri, Siderno e altri centri limitrofi. Da Locri pare siano arrivate le colonne che ancora oggi reggono le volte della cattedrale, nel Medioevo si faceva così. Le basiliche e i palazzi romani sono stati edificati smantellando gli edifici pagani. Gerace trasmette questo senso di continuità della storia, anche stando seduti al bar del Tocco o al ristorante “La broccia”. Non abbiamo a disposizione i tempi dilatati dei viaggiatori del Grand Tour, che si concedevano alcuni anni per conoscere con calma le regioni più estreme d’Europa e del vicino Oriente. Ci dobbiamo accontentare, ne vale comunque la pena.
Talmente ricca e complessa la storia in questo tratto di Calabria che ci si smarrisce, il primo legislatore d’Occidente, una poetessa di venticinque secoli fa, un vescovo che era di casa alla corte di Costantinopoli e che ha riportato la conoscenza del greco tra i primi appassionati dei classici, alla ricerca dei manoscritti dispersi.

L’esempio di Simone

E poi, una volta tanto, una bella storia dei nostri giorni, quella di Simone, che ha studiato per imparare a fare bene il suo lavoro. Che conosce i monumenti della sua città. Che ha registrato la voce della nonna per non perdere le sue storie. E a casa della nonna progetta di aprire un bed and breakfast e di chiamarlo col suo nome, le stanze di Laura. Per farla vivere di nuovo di voci e suoni, la casa, come la ricorda lui. Bisognerebbe portarlo in giro nelle scuole, uno così, a raccontare cosa si può fare, nella propria vita, con un po’ di impegno e di motivazione. In bocca al lupo, Simone.

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