Aiko, Giuseppe e le api: miele e sushi da Tokyo ad Aprigliano

Dal Giappone alla Presila cosentina per amore, un'infermiera si riscopre apicoltrice e cuoca fusion: un po' nipponica, un po' calabrese. E tra arnie e fornelli ha trovato la sua missione

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«Scusi, sa dove si trova la Apricus
«Chi?!?»
«Gli apicoltori!»
«Ma chi, Aiko? La giapponese? Seguitemi, vi accompagno»

Quando anche Google Maps si era arreso al dedalo di viuzze di una delle tante contrade di Aprigliano, dal finestrino della sua auto un uomo fa segno di seguirlo, superando quello che sembrava un confine oltre il quale il mondo finisce. E invece la strada si fa sterrata, costeggia un burrone e poi si affaccia sulla vallata.

Bisogna rallentare, fermarsi. È una terrazza naturale sulla valle del Crati con l’eco del fiume che gorgheggia in basso, il verde interrotto dalle macchie bianche dei fiori di erica, il contorno delle montagne incastrato nel blu del cielo. Aiko e Giuseppe ci vengono incontro con larghi sorrisi, indossano gli scafandri gialli. Sembrano astronauti sbarcati su un nuovo pianeta. Poco più giù ci sono le arnie colorate disposte le une accanto alle altre. «Questo è il nostro mondo. È qui che trascorriamo le nostre giornate. È la vita che abbiamo scelto, seguendo quello che più ci piaceva» – dice Aiko.

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Un amore calabro-giapponese nato in Irlanda

Aiko Otomo è una cuoca e apicoltrice giapponese naturalizzata in Calabria. Nella prima parte della sua vita viveva a Tokyo e faceva l’infermiera. Nel 2001 si trasferisce in Irlanda per imparare l’inglese. Qui incontra Giuseppe De Lorenzo, anche lui è in Irlanda per studiare. «Ci siamo innamorati e quindi da quel momento in poi non ho più imparato l’inglese, ma l’italiano», dice con il candore di una bambina. Le loro vite s’intrecciano, tornano in Italia, prima in Emilia Romagna, poi si trasferiscono in Sardegna. Aiko tiene dei corsi in cui insegna a preparare il Sushi, che va tanto di moda in Italia in quegli anni. Giuseppe è un’insegnante. Ma la passione comune è quella per la natura.

«Cercavamo un posto in cui impiantare un apiario – racconta Giuseppe – quindi cinque anni fa abbiamo deciso di tornare in Calabria dove io avevo questi terreni ereditati dai miei nonni. Si trovano in una posizione ideale per il nostro progetto, ci siamo detti che era il luogo giusto. Tornare in Calabria, fare qualcosa di bello nel mio paese di origine, è perfettamente in linea con la nostra idea di puntare sulla biodiversità, preservare questa terra, perché la Calabria ne ha bisogno».

Per godere dello spettacolo della vita negli alveari è necessario equipaggiarsi e poi superare ogni reticenza, avvicinarsi, mettere il naso nella routine delle api, lasciarsi ipnotizzare dal bombito che prima è ronzio e poi diventa musica. Ma bisogna stare attenti, «oggi le api sono nervose, forse per via del vento», avverte Giuseppe. Nella vallata le fronde degli alberi ondeggiano, ma il lavoro negli alveari prosegue nonostante tutto. «Adesso è un paradiso, ma quando siamo arrivati era una discarica: c’erano carcasse di auto rubate e spazzatura, abbiamo bonificato e trasformato il terreno e oggi qui produciamo tre tipi di miele, cera, polline e propoli».

Sushi calabrese ad Aprigliano

Quando Aiko non si occupa delle api, è ai fornelli. Sperimenta, contamina la cucina giapponese con ingredienti calabresi. Partecipa ad eventi in cui presenta percorsi gastronomici originalissimi: il morsello giapponese, il sushi con erbe spontanee o formaggi dei caseifici locali, una rivisitazione dei dorayaki con il fagiolo poverello di Mormanno e le fragole di Curinga, ravioli al vapore col suino nero di Calabria, yakimeshi con la cipolla di Tropea, shumai di maiale con lo zafferano di Castiglione. «Semplicemente cucinare non mi diverte – dice – a me piace farlo utilizzando ingredienti nuovi, magari sperimentare utilizzi inediti di prodotti a km 0 o anche meno».

 

Quando è quasi ora del tramonto in pochi minuti sull’erba è servita una colazione a base di tè verde con riso integrale tostato e matcha e deliziosi dorayaki con crema a base di borragine, una pianta che cresce spontanea a queste latitudini.
L’ospitalità calabro-nipponica viene amplificata dalle loro risate e dai loro sguardi d’intesa. «Ci piace vivere qui, abbiamo trovato un equilibrio e il nostro ritmo è quello della natura» – dice Aiko. «Il suono delle api è magico, è rilassante, molti credono abbia proprietà curative. A un certo punto non si riesce più a farne a meno».

Apicoltori idealisti

Il legame col Giappone resiste attraverso la cucina, la passione per la calligrafia, gli amici che vengono in Italia a trovarla e i ciliegi, che fioriscono anche da queste parti e la fanno sentire a casa.
«Io e Aiko ci siamo innamorati dalle api e siamo impegnati a curarle. Non è semplicemente un lavoro, ma una missione. Vogliamo dare il nostro contributo perché sono a rischio estinzione» spiega Giuseppe. «L’apicoltura è essenziale per la vita sulla terra. Le api stanno morendo e hanno bisogno del nostro aiuto, per questo è necessario difenderle».

 

Un impegno che si concretizza anche attraverso iniziative e progetti di sensibilizzazione sull’importanza della biodiversità. La prossima tappa di questo percorso sarà il 20 maggio, in occasione della Giornata mondiale delle api. Tra Rogliano e ad Aprigliano si terranno convegni, seminari, corsi di apicoltura, jam session, degustazioni di miele, passeggiate nella valle del Savuto e fra le sorgenti del Crati.
Il sole sta calando, le api si rintanano nelle arnie per riposare, cominciano a vedersene sempre meno intorno alle piante. Sembra che tutto finisca e invece è solo il momento di raccogliere nuove energie.

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